SOS Spreco alimentare: voi quanto sprecate?

Ci stiamo avvicinando alle festività natalizie e in questo periodo più che mai, tra regali, pranzi in famiglia tendiamo ad avere una sovrabbondanza di cibo e…inevitabilmente a sprecarlo. Ma mentre molti festeggiano nell’abbondanza, tanti altri purtroppo non hanno nemmeno la possibilità di sfamarsi e  sono costretti alle mense per i poveri.

Ma ognuno di noi, seguendo piccoli accorgimenti, può scegliere di non sprecare e riciclare!

Abbiamo fatto il punto con la nostra Nutrizionista Francesca Raffaelli nell’articolo che vi riproponiamo qui di seguito, pubblicato sul quotidiano online Centropagina.

Buona lettura!

 

Spreco alimentare, nelle Marche 41 mila persone non riescono a fare la spesa

In un solo anno sono state 2.500 le tonnellate di cibo recuperate allo spreco e distribuite gratuitamente dal Banco Alimentare delle Marche ai 310 enti caritatevoli dislocati su tutto il territorio regionale. I consigli per non buttare via il cibo della biologa nutrizionista Francesca Raffaelli, presidente della Biomedfood
Di Annalisa Appignanesi –  

ANCONA – Sono 41 mila le persone nelle Marche che, non potendo permettersi un pasto ogni giorno, sono assistite dal Banco Alimentare. In un solo anno sono state 2.500 le tonnellate di ciborecuperate allo spreco e distribuite gratuitamente dal Banco Alimentare delle Marche ai 310 enti caritatevoli dislocati su tutto il territorio regionale, tra i quali le Caritas e altri enti di assistenza.
Un bisogno, quello alimentare, cresciuto in maniera esponenziale negli anni della crisi, che fotografa una situazione di povertà dilagante anche tra le famiglie marchigiane, ponendo la necessità di contrastare lo spreco di cibo.

Un mondo sommerso costituito da persone che si vergognano di chiedere aiuto, come spiegano dal Banco Alimentare: persone che non riesco ad arrivare alla fine del mese, anziani costretti a mangiare la pasta senza condirla. Anche se tra quelli più in difficoltà ci sono le famiglie mono reddito, le persone con un lavoro precario e i padri separati. La fascia d’età che fa più fatica a mettere un pasto in tavola è quella che va dai 45 ai 55 anni, persone che hanno perso il lavoro e che non riescono a ricollocarsi a livello occupazionale.

Secondo quanto riporta il Rapporto 2018 dell’Osservatorio sugli sprechi Waste Watcher di Last Minute Market-Swg, lo spreco domestico di cibo in Italia ammonta a 36 kg annui pro capite. Un fronte sul quale il Banco Alimentare delle Marche è molto attivo raccogliendo il cibo, buono ma destinato ad essere buttato, e distribuendolo ai bisognosi. Proprio lo scorso 24 novembre, in occasione della Giornata Nazionale contro lo Spreco Alimentare, ha raccolto 237 mila kg di cibo su 360 supermercati sparsi nella Regione. A partire dal 2003 il banco Alimentare delle Marche ha avviato nella zona di Pesaro anche il servizio di raccolta di cibo fresco da consegnare entro due ore agli enti assistenziali. Venti i supermercati nelle Marche presso i quali i 25 volontari del Banco Alimentare effettuano quasi quotidianamente la raccolta di cibo. Il fresco viene distribuito con il Fiat Doblò refrigerato donato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro, mentre i contenitori di alluminio sono donati dalla Cuki. 

«Le comunità e le Caritas che serviamo – spiega il presidente del Banco Alimentare delle Marche, Marco Montagna – hanno sempre più bisogno di cibo sia per gli extracomunitari sia per gli italiani che sono rimasti disoccupati negli anni della crisi e che si ritrovano oggi in condizione di precarietà lavorativa. Accanto a questi c’è anche il disagio giovanile non solo legato alla povertà, ma anche alle disabilità: ragazzi che prima erano sostenuti dalle famiglie e che oggi hanno bisogno dell’assistenza degli enti caritativi. Nel corso degli anni c’è stata una crescita e oggi complessivamente siamo arrivati a distribuire 2.500 tonnellate di cibo nell’arco di un anno in tutta la Regione. La maggior parte di questo cibo viene salvato dallo spreco tramite la raccolta nei supermercati, nelle mense aziendali e anche da alcune caserme, ma abbiamo anche un forte aiuto dalla Comunità Europea che recupera le eccedenze alimentari e ce le restituisce». Una goccia nel mare nella lotta allo spreco, come la definisce il presidente che però consente, ai volontari e al Banco di incrementare l’inclusione sociale e di essere operatore privilegiato nell’ambito del disagio sociale.

LE REGOLE ANTISPRECO

«Quando parliamo di spreco alimentare parliamo inevitabilmente di alimentazione e spesa consapevole – spiega la biologa nutrizionista Phd Francesca Raffaelli, presidente della BiomedFood S.r.l. Spinoff Università Politecnica delle Marche – Per ridurre lo spreco, infatti, possiamo impegnarci ad acquistare i cibi secondo le nostre reali esigenze e a conservarli e a consumarli seguendo pratici consigli che aiuteranno la nostra salute e il nostro portafoglio».

Dott.ssa Francesca Raffaelli, PhD, Biologa Nutrizionista Presidente di Biomedfood s.r.l. – Spinoff Università Politecnica delle Marche www.biomedfood.com

Tra le principali ragioni che spingono a buttare via il cibo, secondo l’Osservatorio sugli sprechi, il cibo scaduto (44%), ammuffito (41%), l’odore o il sapore non buoni (39%) e l’acquisto in eccesso (36%).

Tra i consigli per una spesa consapevole e anti spreco quello di controllare gli alimenti che si hanno in dispensa e di scrivere una lista di quelli di cui si ha bisogno pensando di pianificare i pasti per tutta la settimana. «È bene evitare di entrare nel supermercato “affamati” – spiega la Raffaelli – altrimenti è forte la tentazione di acquistare più del necessario. Non sempre è conveniente scegliere le confezioni famiglia o le offerte 3×2, mentre è preferibile scegliere in base alle reali esigenze. Importante leggere l’etichetta per essere informati sulla natura e la qualità dell’alimento e il modo migliore per conservarlo. Un’attenzione particolare va riservata alle date di scadenza e alle confezioni che devono essere integre al momento dell’acquisto». Importante anche considerare i prodotti nelle zone più nascoste degli scaffali e non solo quelli a “livello occhi”, perché di solito sono meno pubblicizzati ma possono essere più economici e più salutari.

Come dicevamo nello spreco anche la conservazione fa la sua parte: è bene seguire le indicazioni fornite sulla confezione per evitarne un deterioramento anzitempo. I contenitori ermetici in vetro o acciaio inox sono i migliori perché lavabili, riutilizzabili senza tempo e non rilasciano sostanze dannose (come invece succede con la plastica). Importante anche conservare in frigo gli alimenti in maniera separata, in particolare quelli crudi e cotti per evitare contaminazioni e deterioramenti, facendo attenzione anche ai ripiani che hanno temperature specifiche. Una buona strategia è il FIFO (First-In-First-Out, cioè “primo dentro primo fuori”): «quando si ripone la spesa – evidenzia la biologa nutrizionista – è bene sistemare gli alimenti appena acquistati dietro o sotto quelli già presenti nel frigorifero o in dispensa che avranno una scadenza a più breve tempo. In questo modo si ha a portata di mano ciò che deve essere utilizzato prima. Attenzione anche alla differenza tra: “data di scadenza” che indica il limite oltre il quale il prodotto non deve essere consumato e “termine minimo di conservazione” che indica che il prodotto, oltre la data riportata, può aver modificato alcune caratteristiche organolettiche come il sapore e l’odore ma può essere consumato senza rischi per la salute. In generale, se ci si accorge di avere in casa un prodotto scaduto da poco, è importante controllare che la confezione non sia rigonfia o rovinata e una volta aperta verificare colore, consistenza e odore e nel caso in cui il prodotto non sia avariato si può cucinarlo. Frutta e verdura come mele, albicocche, fichi, cachi, banane, kiwi, manghi, pesche, pere, prugne, cocomeri, meloni e pomodori sono grandi produttori di etilene un ormone vegetale che permette la maturazione. È bene evitare di accelerare la maturazione e il conseguente rapido deterioramento del resto della frutta e mantenere separati gli uni dagli altri».

Ed è proprio nell’ottica della divulgazione scientifica e della sensibilizzazione che Biomedfood nel 2017 ha partecipato al progetto “zero spreco” che ATA RIFIUTI ha promosso presso il comune di Montemarciano sullo spreco alimentare, rivolto sia agli alunni delle scuole che alle famiglie, attraverso interventi didattici interattivi ed esperienziali, la compilazione di questionari e un evento finale coreografico. Un progetto che ha visto coinvolti circa 800 alunni dalle scuole dell’infanzia, alle primarie e secondarie.
Il progetto ha coinvolto la COOPERATIVA HORT sulla prevenzione dei rifiuti con focus sullo spreco alimentare e BIOMEDFOOD sull’educazione alimentare. Nel il 2019 Biomedfood prenderà parte a progetti sulle stesse tematiche con alcune scuole di Ancona, finanziati dai PON del Ministero dell’Istruzione.

IL RICICLO IN CUCINA

Calcolare le quantità adeguate per adulti e bambini e cucinare solo i quantitativi necessari, è una delle regole fondamentali. Gli avanzi possono essere conservati e riutilizzali con fantasia, mentre la frutta più matura può essere utilizzata per fare frullati o dessert o può essere cotta. La verdura invece quando inizia ad appassire può essere usata per gustose zuppe o minestre oppure aggiunta ad una frittata. Anche controllare i rifiuti aiuta ad organizzare meglio la spesa.

EVITARE LO SPRECO FUORI CASA

Quando si mangia fuori casa, si possono chiedere porzioni ridotte  o si può dividere il piatto con un’altra persona. Se invece è avanzato del cibo questo può essere portato a casa con la DOGGY BAG e consumato nel pasto successivo a casa.

L’ACCORDO FAO COLDIRETTI

Proprio sul tema spreco a fine novembre Coldiretti e Fao (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura) hanno siglato un accordo per diffondere l’esempio dei mercati contadini di Coldiretti e il principio delle filiere corte. Tra gli obiettivi anche quello di combattere lo spreco di cibo. Infatti secondo Coldiretti chi acquista nei mercati contadini e nelle filiere corte spreca meno perché i cibi in vendita, essendo più freschi, durano di più. Non solo, secondo un’analisi Coldiretti su uno studio Ispra, rispetto a uno spreco alimentare del 40-60% per i sistemi alimentari di grande distribuzione alimentare, si scende ad appena il 15-25% per gli acquisti diretti dal produttore agricolo. «L’accordo – spiega la presidente di Coldiretti Marche Maria Letizia Gardoni–  nasce con lo scopo di promuovere un modello di agricoltura fatto di aziende familiari che presidiano il territorio e legano le comunità situate spesso nelle aree più interne e marginali del Paese che rispettano l’ambiente riducendo al minimo gli impatti e utilizzando sempre di più risorse rinnovabili, che tutelano il patrimonio di biodiversità animale e vegetale, che garantiscono la sicurezza alimentare di ciò che producono. Questa è un’agricoltura che garantisce la sostenibilità economica delle aziende, che mette in relazione il mondo rurale con la città e che avvicina i cittadini agli agricoltori costruendo insieme la bontà di un’idea di produzione e di acquisto giusta, equa e durabile nel tempo».

Questo il link all’articolo pubblicato sulla Pagina Facebook del quotidiano online Centropagina https://www.facebook.com/218097695320798/posts/538769836586914/

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